DIE DEUTSCHE BLOCKADE BRECHER
(I Violatori di blocco della Germania)

Alla fine riuscii a convincere un birmano a portarmi se non altro su uno dei natanti indiani che toccavano l'altra sponda...
Scattate le fotografie, stavo per lasciare il battello indiano che navigava sotto l'insegna della svastica  — la croce degli indù — quando il primo ufficiale mi richiamò.
-- Vi prego, aspettate. Sta venendo. il capitano.
Non vedevo ragione alcuna per trattenermi oltre. L'indù mi pregò tanto cordialmente che accettai. E così, con giustificata sorpresa, sulla motonave scoprii uno dei più solidi e vigorosi bianchi. Quando s'arrampicò a bordo, notai che trascinava la gamba destra.
Il capitano è Möller...Un tedesco! Un vecchio lupo di mare dell'Hansa.
Era mattina quando salii sulla Jalavoti della Skindia Liner di Bombay...(.....nda  Probabilmente è la SCINDIA)
Venne sera e poi notte... e stavamo sempre seduti insieme. Fuori uno scroscio del monsone scacciava l'altro.
Ogni volta le nubi si spezzavano, il vento buttava un'ondata di aria torrida fra gli scuri legni che foderavano la cabina del capitano.
Il piacere della visita di un connazionale aveva sciolto la lingua al capitano Möller. Esitò a parlare del destino che l'aveva portato a
navigare come capitano in India.
— È superfluo narrarvi come andò in Germania dopo la guerra... Non più una nave... Non più speranza di trovare un mestiere se non
altro simile al mio. L'avvenire buio e sconsolato... Dall'India mi si offrì la possibilità di tornare a navigare. Non ci si libera facilmente dal mare quando si è presi. Devo ora lasciare questa gente nelle peste? No!
— Comanderei volentieri una delle unità della Hansa — e Moller muove la mano verso l'HohenfeIs e la Kandelfels che stanno sull'Irrawaddynon vorrei tuttavia illudermi. Mi capite...
— Eravate in India quando scoppiò la guerra?
Ero Secondo sul trasporto Ehrenfels dell'Hansa, di ottomila tonnellate, pressoché nuovo di zecca. Avevamo lasciato la Patria al principio del luglio 1939. Il capitano Röver comandava la splendida nave con 48 uomini d'equipaggio. Quando la situazione in Europa si fece sempre più critica, approdammo a Mormogoa nelle Indie Portoghesi.
Era il 26 agosto. La Braunfels e la Drachenfels giunsero dopo... vecchie, ma buone navi.
— E restaste là?
— Eravamo costretti a farlo. Dove potevamo andare? Fuori pattugliavano unità da guerra straniere. Delle tre navi tedesche la nostra era l'unica con sufficiente carburante. Si era pronti per salpare. Gli agenti di stanza a Goa avrebbero però comunicato senza indugio la partenza. Un colpetto sui tasti... e le unità da guerra ci avrebbero ricevuto all'uscita del porto. Forse arrischiando di notte o semplicemente andandocene alla chetichella... Il capitano Röver era uomo avveduto. Temeva le perdite, si preoccupava per la sua nave.
Non voleva che l'armatore perdesse la nuova costruzione. Desiderava evitare vittime inutili...
La vita a Goa era tutt'altro che piacevole. Con il passare del tempo il clima era duro da sopportare. Ben presto nessuno potè scendere a terra. Solo la lontana Vasco da Gama offriva qualche diversivo, un cinema, un paio di locali con bevande fresche. Ma anche tale evasione dalla noia aveva i suoi limiti. Ci si concedevano, senza far differenza, 40 rupie al mese a testa.
Che rappresentano 40 rupie in un paese dove ogni bianco fin dal mattino casca dalla cuccetta assetato? No, non potevamo affrontare le forti bevande alcooliche che nei tropici fanno così bene, e talvolta aiutano a dimenticare... Persino le gocce senza alcool costavano valuta pregiata. Dopo otto mesi le divise finirono. Brutte settimane. Brutti mesi. Avevamo perlomeno la libertà di escogitare ogni giorno un nuovo piano di fuga, di scartarlo, di riprenderlo.
I rapporti con i marittimi britannici che approdavano a Goa erano persino buoni.Si trattava soprattutto di gente in gamba.

Malgradola guerra, più volte giocammo insieme al calcio, disputandoci gli allori sul campo sportivo. Forse speravano in una parola avventata da parte nostra...
Nel dicembre 1942 i coniugi Koch, che vivevano a Goa, furono prelevati di forza. In piena notte una squadra di razziatori irruppe nella casa di questi tedeschi. Puntarono le pistole sotto il naso di Koch:
— Venite e non fate baccano.
Quando al mattino seguente si scoperse il fatto, la squadra era lontana. I britannici avevano varcato la frontiera dell'India con il «bottino».
— Perché gli inglesi si impadronirono dei Koch?
— Perché? Già, perché mai? Li sospettavano agenti  informatori delle tre navi che forse potevano prender la fuga.
L'affare Koch fu per noi un ammonimento: a Goa non potevamo sperare nella protezione della bandiera portoghese. Si fecero di conseguenza i preparativi per affondare le tre navi. Poi venne la notte del 7 marzo 1943...
Un piccolo trasporto oscurato si avvicinò alla Ehrenfels. Poteva essere di 300 tonnellate ed aveva le macchine a poppa.
Era buio, non però così buio da non poterlo scorgere. Il Terzo era di guardia. Udì comandi spagnoli sulla piccola nave. Come mai entrava senza luci in acque neutrali?
Il Terzo pensò: non hanno voluto che fuori li scorgessero...
Scrutò verso poppa e vide la nave straniera affiancarsi improvvisamente all'Ehrenfels. Chiese in inglese, la lingua in uso nel paese, che significasse la manovra insensata...
Come risposta gli puntarono le pistole automatiche.
Il Terzo fece in tempo a buttarsi sul ponte e tornare indietro gattoni. Gli spararono una sventagliata.Noi del trasporto non potevamo controbattere. La nave era catturata.Il Terzo fuggì sul ponte e diede l'allarme con la sirena. Poi stramazzò a terra, morto.
Il capitano Röver era già sveglio. Svegliai gli altri camerati. Nel crepitio della sparatoria si udì l'ordine di Röver d'affondare la nave!
Ognuno fece ciò che doveva. Le valvole di presa d'acqua dal mare furono aperte da una sola parte.
La nave non doveva affondare a chiglia piatta. Doveva rovesciarsi su un fianco. Ovunque scoppiarono incendi. Si versarono i bidoni di benzina già preparati. La stoppa impregnata di nafta divampò.Nel frattempo la squadra da preda irruppe a bordo.Erano figure massicce, con visi, mani, braccia nere.Non erano negri! Non erano indù! Erano bianchi camuffati da negri!
Spararono su chiunque giungesse a tiro. Crivellarono con le pistole automatiche le porte chiuse. Dove appariva un tedesco aprivano
il fuoco. Acchiapparono il capo cameriere. L'irruzione si concentrò verso la sala macchine. Spaccate le valvole di presa d'acqua e appiccati gli incendi, gli accessi alle macchine erano stati chiusi. Con una carica fecero saltare gli sportelli.
Troppo tardi.
Nei locali delle macchine non si poteva più entrare...
Il capitano Möller tira un respiro. Nella cabina angusta si cola dal caldo. La notte non porta frescura. Durante il monsone la temperatura scende solo di un grado o due.                                                
Sfrutto la pausa:
— Non avevate armi a bordo?
— Nessuna. Nemmeno il capitano aveva una pistola. Per farne che? Gli uomini dell'equipaggio erano gente pulita, volonterosa, conscia del proprio dovere. L'Hansa non assume chiunque. Cominciando dai mozzi. Nei porti indiani nulla dovevamo temere dagli indù.
Il loro credo religioso vieta ogni violenza. Così fu.
— Che capitò poi?
— Ero giunto quasi all'angolo del corridoio delle macchine quando fui scoperto. Mi trovai improvvisamente di fronte tipi simili ai negri, con il bianco degli occhi che spiccava nel volto. Spararono subito. Sentii un dolore lancinante alla gamba e caddi. La nave si stava adagiando sul fianco e mi buttò fuori dal parapetto. Fu la mia fortuna ; quei tizi non avevano calcolato quel movimento e la sventagliata di colpi della pistola automatica andò a vuoto. Non potrò mai dimenticare come due di quegli individui avanzarono su di me impugnando i mitra. Come felini, con passi guardinghi, da gatto.
Alte grida salirono dalla nave. Ordini in lingua inglese. Come fuggendo si precipitarono fuori dal corridoio delle macchine.
Risultò più tardi che la squadra di razziatori aveva ricevuto l'ordine di abbandonare senza indugio la nave perché minacciava di rovesciarsi.
Molti di noi erano più o meno feriti.
Quattro morti.
Cinque altri mancanti si trovarono nelle scialuppe.
Del capitano Röver non si seppe più nulla.
-- Stavate all'ancora lontano da terra?
-- Poco meno di mille metri.
— Le autorità portoghesi del porto udirono pure gli spari?
— E come! Ascoltatemi bene. Anche questa è amara verità: quando ci avvicinammo a terra, si era radunato un mucchio di gente, fra la quale il Console inglese e Sua Eccellenza il signor Governatore di Goa.
« Che state facendo? » gridarono i due ad una voce, come seguendo un ordine.
« Organizzate il carnevale? »
« Andate sulla Ehrenfels che si capovolge, se avete il coraggio di salire: constaterete il crimine che si è perpetrato. Contate i morti: saprete allora l'accaduto».
Appena a terra fummo presi in consegna da una  compagnia di soldati negri. Erano lì pronti, in armi. È comico, pensai : di noi si preoccupano, della nave e della sparatoria a bordo no. Sembra cosa archiviata.
Una petroliera britannica stava all'approdo da settimane. Piena sino al collo di combustibile. Giunti a terra vedemmo che la petroliera si era staccata. Navigava intorno alla Ehrenfels che affondava. La cosa era evidente. Qualora la nostra nave avesse tenuto il mare, la squadra  volante l'avrebbe portata via.
I feriti furono ricoverati all'ospedale. Assieme al cuoco fui messo in una camera a parte. L'osso del perone era andato in frantumi. II cuoco aveva un proiettile nei polmoni.
-- E siete guarito?
-- Ho perduto la gamba. Per il resto non vi furono complicazioni. Dio sia lodato: nei tropici si può guarire più in fretta che in Patria dove fa freddo.
Il cuoco fu poi rimpatriato, via Portogallo. Credo se la sia cavata.
-- Che accadde all'Ehrenfels ?
-- Si capovolse. Anche le altre due navi divennero invalide. Se ci penso, quei giovanotti impostarono da sciocchi il piano di rapirci la Ehrenfels. Si fossero serviti di una chiatta anziché di una motonave, si sarebbero affiancati inosservati e silenziosi. E il colpo sarebbe riuscito...
Fummo portati a Panjim. Il nome Aguada, così si chiama la fortezza di quella località, resta inciso a fuoco nel mio ricordo e in quello dei miei camerati. Ci trattarono come delinquenti in una prigione. Sorvegliati da soldati negri portoghesi, con una breve ora d'aria libera nel recinto della fortezza.
Nessuna possibilità di lavoro...
Non ricevemmo più un soldo...
L'amministratore della cassa della nave aveva portato con se a terra 90.000 rupie. Sparirono senza lasciar traccia.
Non si fece un'inchiesta sulla sparatoria notturna?Più tardi, dopo la guerra, il portoghese che forniva le provviste ci confidò il nome di chi si era impadronito del denaro...

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Guglielmo Lepre (Etna)

 

Grupsom - Sommergibili Mediterranei